Triathlon Olimpico della Versilia. Buona la seconda. Racconto di Angela
28-10-2022 21:07 - Triathlon, Bike, Duathlon, Aquathlon, Nuoto per Tri, etc
TRIATHLON OLIMPICO DELLA VERSILIA: buona la seconda.
Come qualcuno ricorderà il mio esordio nella specialità dell’olimpico non è stato dei migliori e da allora la paura dei cancelli temporali mi insegue benché io cerchi di sfuggirla.
Quando è arrivata la chiamata alle armi del Presidente, l’istinto mi ha detto “buttati e vai a farlo” nonostante l’assenza di allenamento specifico. E così rincuorata anche dalla presenza in gara del mitico Valtere ho subito risposto aderendo. Il senso di responsabilità verso la squadra ha prevalso su tutte le considerazioni che mi spingevano a desistere, e dopo due mesi di assenza dalle gare per scarsa motivazione, qualcosa si è riacceso.
Certo mezz’ora dopo aver dato la mia adesione ero già pentita ma l’impegno oramai era preso.
Il giorno della gara parto svogliata e nonostante il consueto clima festoso/ansioso e un mare bello, con giusto qualche onda da bucare in riva, entro in acqua con davvero poca voglia di nuotare, ma questo non mi stupisce al momento è così, e dopo le prime bracciate mi dico “ma chi te l’ha fatto fare”. In acqua brutte sensazioni: la colazione un po’ troppo pesante si fa sentire, la corrente mi fa deviare un po’ dalla giusta traiettoria, la seconda boa è sempre troppo lontana… una volta però raggiunta mi rincuoro, la riva si avvicina e inizio a pigiare di più soprattutto nell’ultimo tratto con la spinta delle onde finalmente a favore.
Esco dall’acqua pesantissima e mi dirigo in zona cambio. Appena monto in bici mi spunta il sorriso: sono felice di stare sulla bici e ho una gran voglia di pedalare e spingere sui pedali. Le difficoltà emergono subito, il tratto controvento prosciuga le riserve idriche già compromesse dal mare, ma al termine del primo giro aggancio per fortuna una ragazza e le vado in scia per un giro e mezzo, ogni tanto le do il cambio ma lei è decisamente più veloce e riprende subito il controllo, non se ne lamenta e anzi dimostra un vero spirito sportivo che al termine della gara vado a riconoscerle appena scende dal podio.
La frazione in bici è stata la più bella, chi l’avrebbe detto? me la sono proprio goduta, assenza di paura, anzi esattamente il contrario voglia di darci dentro, anche se le gambe sono scariche e l’assenza di allenamento la pago tutta. Terminata la frazione bike sono felice perché il più è fatto, ma appena inizio a correre capisco subito che si, il più è fatto, ma la parte più dura è davanti a me. Scandisco i chilometri in piccole tappe strategiche che servono a distogliere l’attenzione dalla fatica, dalla arsura e soprattutto dalla voglia di fermarmi e camminare come qualcuno già inizia a fare, riesco a gestirmi bene e corro l’ultima frazione senza soste.
In prossimità dell’arrivo mio marito e Paola sono li che mi incitano nelle ultime falcate.
Arrivo felice e stravolta.
Le gare sono esperienze individuali e solitarie ma anche collettive perché il sostegno della squadra c’è sempre, quando ti incroci in sella alla bici oppure mentre corri, uno sguardo, un pollice alzato, un incitamento … la squadra è presente sempre.
Come ho detto al President le chiamate alle armi servono anche a riprendere fiducia e voglia di gareggiare. Perché io adoro gareggiare!
Fonte: Angela Maria Saba
Come qualcuno ricorderà il mio esordio nella specialità dell’olimpico non è stato dei migliori e da allora la paura dei cancelli temporali mi insegue benché io cerchi di sfuggirla.
Quando è arrivata la chiamata alle armi del Presidente, l’istinto mi ha detto “buttati e vai a farlo” nonostante l’assenza di allenamento specifico. E così rincuorata anche dalla presenza in gara del mitico Valtere ho subito risposto aderendo. Il senso di responsabilità verso la squadra ha prevalso su tutte le considerazioni che mi spingevano a desistere, e dopo due mesi di assenza dalle gare per scarsa motivazione, qualcosa si è riacceso.
Certo mezz’ora dopo aver dato la mia adesione ero già pentita ma l’impegno oramai era preso.
Il giorno della gara parto svogliata e nonostante il consueto clima festoso/ansioso e un mare bello, con giusto qualche onda da bucare in riva, entro in acqua con davvero poca voglia di nuotare, ma questo non mi stupisce al momento è così, e dopo le prime bracciate mi dico “ma chi te l’ha fatto fare”. In acqua brutte sensazioni: la colazione un po’ troppo pesante si fa sentire, la corrente mi fa deviare un po’ dalla giusta traiettoria, la seconda boa è sempre troppo lontana… una volta però raggiunta mi rincuoro, la riva si avvicina e inizio a pigiare di più soprattutto nell’ultimo tratto con la spinta delle onde finalmente a favore.
Esco dall’acqua pesantissima e mi dirigo in zona cambio. Appena monto in bici mi spunta il sorriso: sono felice di stare sulla bici e ho una gran voglia di pedalare e spingere sui pedali. Le difficoltà emergono subito, il tratto controvento prosciuga le riserve idriche già compromesse dal mare, ma al termine del primo giro aggancio per fortuna una ragazza e le vado in scia per un giro e mezzo, ogni tanto le do il cambio ma lei è decisamente più veloce e riprende subito il controllo, non se ne lamenta e anzi dimostra un vero spirito sportivo che al termine della gara vado a riconoscerle appena scende dal podio.
La frazione in bici è stata la più bella, chi l’avrebbe detto? me la sono proprio goduta, assenza di paura, anzi esattamente il contrario voglia di darci dentro, anche se le gambe sono scariche e l’assenza di allenamento la pago tutta. Terminata la frazione bike sono felice perché il più è fatto, ma appena inizio a correre capisco subito che si, il più è fatto, ma la parte più dura è davanti a me. Scandisco i chilometri in piccole tappe strategiche che servono a distogliere l’attenzione dalla fatica, dalla arsura e soprattutto dalla voglia di fermarmi e camminare come qualcuno già inizia a fare, riesco a gestirmi bene e corro l’ultima frazione senza soste.
In prossimità dell’arrivo mio marito e Paola sono li che mi incitano nelle ultime falcate.
Arrivo felice e stravolta.
Le gare sono esperienze individuali e solitarie ma anche collettive perché il sostegno della squadra c’è sempre, quando ti incroci in sella alla bici oppure mentre corri, uno sguardo, un pollice alzato, un incitamento … la squadra è presente sempre.
Come ho detto al President le chiamate alle armi servono anche a riprendere fiducia e voglia di gareggiare. Perché io adoro gareggiare!
Fonte: Angela Maria Saba