Maratona di Valencia. La mia prima Maratona, la mia prima volta in Spagna. Oh yeah!
17-11-2014 21:23 - Eventi a cui partecipiamo
Si, a 40 anni non ero mai stato in Spagna. O meglio, ci ero atterrato un paio di volte (a Madrid) ma mai ero uscito dall´aeroporto.
L´impressione che avevo avuto sorvolando Madrid, quella di un quadro di Picasso, Guernica, con i campi a disegnare i volti disperati di una guerra disperata è totalmente stravolta da quello che vedo dall´aereo in atterraggio su Gerona, amena località resa famosa solo dalla più famosa compagnia aerea low cost che ha reso possibile a uno come mi di fare circa 80 voli all´anno. Sembra l´Italia. E´ l´Italia. L´impressione è confermata quando partiamo, in autobus per raggiungere Barcellona. Il viaggio dura circa un´ora e sembra di andare da Frosinone a Roma: il paesaggio è identico. Se non fosse che all´ingresso di Barcellona ci accoglie un cetriolone alto una quarantina di piani (la Torre Agbar di Jean Nouvel) che mi ricorda quello più famoso londinese (il Gherkin di Sir Normman Foster) venduto qualche giorno fa per poco meno di un miliardo di euro: cara la verdura da quelle parti!
Poi però scendiamo dall´autobus e decidiamo di raggiungere l´albergo a piedi: Arco di Trionfo, Barrio Gotico (stupendo!), Placa Rejal (dove poco dopo torniamo a mangiare Tapas), Ramblas e infine albergo che affaccia sulla Rambla. L´impressione è quella di una città scura, festosa ma con qualcosa di nascosto da nascondere. Non una città mediterranea.
Il mattino dopo vado a fare una corsetta. Scendo la Rambla, giro per il porto, poi torno indietro e vado verso la Barceloneta. Tutto molto bello ma nulla di particolare.
Con la mia famiglia, dopo una ricca colazione, decidiamo invece di risalire la Rambla a piedi e visitare nell´ordine la Bocheria, la Casa Batlò, La Casa Pedrera, La Sagrada Familia.
Bocheria
Mai vista nulla di simile. Un´esplosione di colori, profumi, suoni che mi fanno vacillare. Scatto un paio di foto con il cellulare e lo spettacolo è talmente stupefacente che le foto vengono bene anche con queste sottospecie di macchinette fotografiche!
Casa Batlò e Casa Pedrera
Che dire? Sono solo l´antipasto di quello che ci aspetta poco dopo.
Sagrada Familia
Oh cos´è? Oh com´è possibile che la mente umana abbia potuto partorire una simile idea? Oh com´è possibile che la stiano realizzando davvero? Finirà mai?
La prima impressione è quella di un enorme castello di sabbia con le guglie fatte dalla rena bagnatissima fatta colare attraverso le dita delle mani che stringono la poltiglia. Poi man mano che mi avvicino mi accorgo dei particolari, delle aggiunte, dei personaggi scavati sulla facciata, delle scritte, dei colori, delle forme - e chissà quanto ho perso non avendo avuto il coraggio di sottoporre i bambini alla coda chilometrica che precede l´ingresso!
Il giorno successivo ci trasferiamo in treno da Barcellona a Valencia. Prendiamo l´Euromed che, nelle intenzioni, dovrebbe essere il corrispettivo della nostra Alta Velocità ma che, di fatto, si dimostra poco più di una Freccia Bianca, come quelli che viaggiamo da Genova a Roma lungo la Tirrenica. Il paesaggio che ci scorre affianco è pressoché identico a quello della Genova Roma, non fosse che sulla destra invece degli olivi ci sono aranci e mandarini.
Valencia si mostra per quello che è: una città mediterranea che racconta la sua storia di dominazione Saracena dai merletti dei suoi tetti, dalle bifore delle finestre, dalle ringhiere di ferro battuto che delimitano i terrazzi di palazzi bianchi "con gli angoli rotondi" come li ha definiti Bianca, mia figlia.
Andiamo a ritirare il pettorale, sempre a piedi...45 minuti percorrendo le strade ampie e molto ventilate della città. Troppo ventilate. Capisco il perché Bertarelli abbia voluto disputare l´America´s Cup in questa città: per il vento! No, non è per questo. Non solo. Me ne renderò conto poco dopo: è per l´organizzazione, per la capacità di fare sistema da parte di una città che non si lascia sfuggire le poche occasioni che le si parano innanzi. Perché così potrebbero essere Bari, Napoli, ma anche Livorno.
La città delle Arti e delle Scienze ci si para davanti improvvisamente con le sagome di questi enormi gusci fossili di animali preistorici che dormono adagiati in un parco verde, bagnati da acque docili e cui l´enorme arpa che sorregge il ponte sembra volergli suonare una eterna ninna nanna.
Il ritiro del pettorale e del pacco gara è veloce come saranno veloci il giorno dopo il deposito della borsa, l´ingresso nelle griglie e e il ritiro della borsa. Non mi pare possibile che ci siano 13500 iscritti alla sola maratona, oltre agli iscritti alla 10k!
La gara
Come mi ero ripromesso, come avevo detto a Matteo pochi minuti prima, come mi aveva consigliato Andrea, parto piano perché la pubalgia che mi affligge da più di 4 settimane oltre a non avermi consentito di allenarmi in maniera corretta si potrebbe accentuare con uno sforzo prolungato. Primo km 5´05". Cazzarola, Massimo, vai piano! Secondo Km uguale...vabbè, poi rallento, non ci penso, arrivo al primo rifornimento e vediamo. 5 Km: media 4´55"! Ma porc....! Basta! Ora rallento, ma così non è -I know my chickens- 10, 15, 20 Km uguale. Ai 20 riesco anche a mangiare e a bere bene. Continuo. 25 Km ok. 30 Km ok stesso ritmo, sempre sotto i 5´. Ai 32 comincio a sentire un indurimento dietro la coscia destra. Rallento un po´ ma non voglio fermarmi. Penso "arrivo al rifornimento dei 35 e mentre bevo faccio un po´ di stretching". Ultime parole famose: a 300 metri dal rifornimento un cagnaccio mi azzanna la coscia destra e mi fa quasi cadere! Non ricordavo che i crampi fossero così violenti e dolorosi! Inciampo, provo a stirarmi. In qualche maniera riesco a sdraiarmi e a fare stretching. Perdo almeno 5 minuti e un migliaio di posizioni buone! Mi rialzo, cammino fino al rifornimento, bevo, continuo lo stretching. Riparto ma sento sempre i muscoli duri, ora anche alla coscia sinistra. Prima che mi ritornino mi rifermo altre volte a fare stretching. Corro senza sollevare le ginocchia. Cominciano i crampi anche ai quadricipiti: è una sofferenza. Ma devo arrivare. Ormai ho superato i 40. Le persone ai lati della strada incitano tutti, anche me, mi chiamano per nome leggendolo sul pettorale. Ce la faccio. Ce la devo fare. All´arrivo ci sono Clara, Bianca e Davide. Continuo. Controllando la tabella di marcia risulterà una percorrenza degli ultimi 7 km a 7´/km e 11´30" per il solo 35esimo, quello dei primi crampi.
Entro nel parco: bellissimo. Ma pochi metri prima del tappeto blu che porta all´arrivo metto il piede su una bottiglietta di acqua, prendo una storta non grave ma mi tornano i crampi! Mi piego, mi appoggio, mi fermo. Riparto fra un boato delle centinaia di persone assiepate dietro le transenne poste prima dell´arrivo. Tappeto blu. Vedo il traguardo. I fotografi. Penso che ce l´ho fatta. Indico il simbolo delle aquile.
Oh yeah!
Fonte: Massimo Scacco
L´impressione che avevo avuto sorvolando Madrid, quella di un quadro di Picasso, Guernica, con i campi a disegnare i volti disperati di una guerra disperata è totalmente stravolta da quello che vedo dall´aereo in atterraggio su Gerona, amena località resa famosa solo dalla più famosa compagnia aerea low cost che ha reso possibile a uno come mi di fare circa 80 voli all´anno. Sembra l´Italia. E´ l´Italia. L´impressione è confermata quando partiamo, in autobus per raggiungere Barcellona. Il viaggio dura circa un´ora e sembra di andare da Frosinone a Roma: il paesaggio è identico. Se non fosse che all´ingresso di Barcellona ci accoglie un cetriolone alto una quarantina di piani (la Torre Agbar di Jean Nouvel) che mi ricorda quello più famoso londinese (il Gherkin di Sir Normman Foster) venduto qualche giorno fa per poco meno di un miliardo di euro: cara la verdura da quelle parti!
Poi però scendiamo dall´autobus e decidiamo di raggiungere l´albergo a piedi: Arco di Trionfo, Barrio Gotico (stupendo!), Placa Rejal (dove poco dopo torniamo a mangiare Tapas), Ramblas e infine albergo che affaccia sulla Rambla. L´impressione è quella di una città scura, festosa ma con qualcosa di nascosto da nascondere. Non una città mediterranea.
Il mattino dopo vado a fare una corsetta. Scendo la Rambla, giro per il porto, poi torno indietro e vado verso la Barceloneta. Tutto molto bello ma nulla di particolare.
Con la mia famiglia, dopo una ricca colazione, decidiamo invece di risalire la Rambla a piedi e visitare nell´ordine la Bocheria, la Casa Batlò, La Casa Pedrera, La Sagrada Familia.
Bocheria
Mai vista nulla di simile. Un´esplosione di colori, profumi, suoni che mi fanno vacillare. Scatto un paio di foto con il cellulare e lo spettacolo è talmente stupefacente che le foto vengono bene anche con queste sottospecie di macchinette fotografiche!
Casa Batlò e Casa Pedrera
Che dire? Sono solo l´antipasto di quello che ci aspetta poco dopo.
Sagrada Familia
Oh cos´è? Oh com´è possibile che la mente umana abbia potuto partorire una simile idea? Oh com´è possibile che la stiano realizzando davvero? Finirà mai?
La prima impressione è quella di un enorme castello di sabbia con le guglie fatte dalla rena bagnatissima fatta colare attraverso le dita delle mani che stringono la poltiglia. Poi man mano che mi avvicino mi accorgo dei particolari, delle aggiunte, dei personaggi scavati sulla facciata, delle scritte, dei colori, delle forme - e chissà quanto ho perso non avendo avuto il coraggio di sottoporre i bambini alla coda chilometrica che precede l´ingresso!
Il giorno successivo ci trasferiamo in treno da Barcellona a Valencia. Prendiamo l´Euromed che, nelle intenzioni, dovrebbe essere il corrispettivo della nostra Alta Velocità ma che, di fatto, si dimostra poco più di una Freccia Bianca, come quelli che viaggiamo da Genova a Roma lungo la Tirrenica. Il paesaggio che ci scorre affianco è pressoché identico a quello della Genova Roma, non fosse che sulla destra invece degli olivi ci sono aranci e mandarini.
Valencia si mostra per quello che è: una città mediterranea che racconta la sua storia di dominazione Saracena dai merletti dei suoi tetti, dalle bifore delle finestre, dalle ringhiere di ferro battuto che delimitano i terrazzi di palazzi bianchi "con gli angoli rotondi" come li ha definiti Bianca, mia figlia.
Andiamo a ritirare il pettorale, sempre a piedi...45 minuti percorrendo le strade ampie e molto ventilate della città. Troppo ventilate. Capisco il perché Bertarelli abbia voluto disputare l´America´s Cup in questa città: per il vento! No, non è per questo. Non solo. Me ne renderò conto poco dopo: è per l´organizzazione, per la capacità di fare sistema da parte di una città che non si lascia sfuggire le poche occasioni che le si parano innanzi. Perché così potrebbero essere Bari, Napoli, ma anche Livorno.
La città delle Arti e delle Scienze ci si para davanti improvvisamente con le sagome di questi enormi gusci fossili di animali preistorici che dormono adagiati in un parco verde, bagnati da acque docili e cui l´enorme arpa che sorregge il ponte sembra volergli suonare una eterna ninna nanna.
Il ritiro del pettorale e del pacco gara è veloce come saranno veloci il giorno dopo il deposito della borsa, l´ingresso nelle griglie e e il ritiro della borsa. Non mi pare possibile che ci siano 13500 iscritti alla sola maratona, oltre agli iscritti alla 10k!
La gara
Come mi ero ripromesso, come avevo detto a Matteo pochi minuti prima, come mi aveva consigliato Andrea, parto piano perché la pubalgia che mi affligge da più di 4 settimane oltre a non avermi consentito di allenarmi in maniera corretta si potrebbe accentuare con uno sforzo prolungato. Primo km 5´05". Cazzarola, Massimo, vai piano! Secondo Km uguale...vabbè, poi rallento, non ci penso, arrivo al primo rifornimento e vediamo. 5 Km: media 4´55"! Ma porc....! Basta! Ora rallento, ma così non è -I know my chickens- 10, 15, 20 Km uguale. Ai 20 riesco anche a mangiare e a bere bene. Continuo. 25 Km ok. 30 Km ok stesso ritmo, sempre sotto i 5´. Ai 32 comincio a sentire un indurimento dietro la coscia destra. Rallento un po´ ma non voglio fermarmi. Penso "arrivo al rifornimento dei 35 e mentre bevo faccio un po´ di stretching". Ultime parole famose: a 300 metri dal rifornimento un cagnaccio mi azzanna la coscia destra e mi fa quasi cadere! Non ricordavo che i crampi fossero così violenti e dolorosi! Inciampo, provo a stirarmi. In qualche maniera riesco a sdraiarmi e a fare stretching. Perdo almeno 5 minuti e un migliaio di posizioni buone! Mi rialzo, cammino fino al rifornimento, bevo, continuo lo stretching. Riparto ma sento sempre i muscoli duri, ora anche alla coscia sinistra. Prima che mi ritornino mi rifermo altre volte a fare stretching. Corro senza sollevare le ginocchia. Cominciano i crampi anche ai quadricipiti: è una sofferenza. Ma devo arrivare. Ormai ho superato i 40. Le persone ai lati della strada incitano tutti, anche me, mi chiamano per nome leggendolo sul pettorale. Ce la faccio. Ce la devo fare. All´arrivo ci sono Clara, Bianca e Davide. Continuo. Controllando la tabella di marcia risulterà una percorrenza degli ultimi 7 km a 7´/km e 11´30" per il solo 35esimo, quello dei primi crampi.
Entro nel parco: bellissimo. Ma pochi metri prima del tappeto blu che porta all´arrivo metto il piede su una bottiglietta di acqua, prendo una storta non grave ma mi tornano i crampi! Mi piego, mi appoggio, mi fermo. Riparto fra un boato delle centinaia di persone assiepate dietro le transenne poste prima dell´arrivo. Tappeto blu. Vedo il traguardo. I fotografi. Penso che ce l´ho fatta. Indico il simbolo delle aquile.
Oh yeah!
Fonte: Massimo Scacco