La Transcanaria di Marco Ceccarelli
05-03-2022 21:48 - Mondo Trail, Ultra, Sky ed Extreme!
Ed eccoci di nuovo alle Canarie.
Dopo la Transvulcania a La Palma del 2014, Haria Extreme a Lanzarote del 2017 e la Marathon del Meridiano a El Hierro del 2020 è la volta della Transgrancanaria ovviamente a Gran Canaria.
Abbiamo optato per la distanza intermedia denominata Advanced: 62 Km 2700 D+ e da non sottovalutare 3900 D-. Dato il meteo impietoso della notte, a cui sono andati incontro quelli della lunga, e della mattina che ha coinvolto anche noi, la scelta è stata azzeccata. I ritiri sono stati veramente tanti.
Sono le 9 del mattino, partiamo sotto acqua e vento fortissimo che ci accompagnerà per tutta la salita, insieme al fango.
Parto tranquillo, non voglio stancarmi molto per cercare di non arrivare troppo affaticato ad affrontare i 30 km di discesa ma non ho fatto i conti con le scarpe.
Alla fine della salita le nuvole cominciano a diradarsi, un breve tratto in cresta con vento che ti sposta letteralmente ed ecco che si presenta la discesa. La prima cosa che penso è “devo andare laggiù!!”.
Il clima è cambiato completamente: assenza di vento e sole pieno, ci fermiamo tutti a spogliarci. Da due maglie, giacca antipioggia, due paia di guanti rimango in maglietta, peccato non ho portato gli occhiali da sole.
Inizia l'interminabile discesa che si presenta subito impegnativa, ripida e molto tecnica. Bisogna fare molta attenzione a non inciampare anche perché il precipizio di lato non è da poco, ed ecco presentarsi il problema: le Hoka che ho ai piedi sono abbondanti per questo in precedenza le avevo usate con due solette, ne ho inserita solo una e i piedi si muovono all'interno. Arrivo al ristoro alla fine della prima parte di discesa, mi tolgo le scarpe e cerco di stringere il più possibile i lacci, niente da fare, quelli che mi sembravano sassolini sono i dolori delle vesciche che si stanno formando e riempiendo di sangue. Mancano 22 km all'arrivo durante i quali ho problemi anche a camminare.
Passo l'ultimo ristoro, un paesino che si trova sul bordo di una diga in mezzo ad un'oasi di palme veramente carino. Ultima salita, ancora una discesa e inizia la parte finale del percorso che si snoda nel letto di un fiume, è questa parte quella più noiosa e meno interessante.
Arrivo a Maspalomas nella punta sud dell'isola alle 19,30. Trovo ad aspettarmi Franca e Emilia che hanno fatto un percorso più breve e Marcello con cui sono partito e che è già arrivato da due ore
Fonte: Marco Ceccarelli
Dopo la Transvulcania a La Palma del 2014, Haria Extreme a Lanzarote del 2017 e la Marathon del Meridiano a El Hierro del 2020 è la volta della Transgrancanaria ovviamente a Gran Canaria.
Abbiamo optato per la distanza intermedia denominata Advanced: 62 Km 2700 D+ e da non sottovalutare 3900 D-. Dato il meteo impietoso della notte, a cui sono andati incontro quelli della lunga, e della mattina che ha coinvolto anche noi, la scelta è stata azzeccata. I ritiri sono stati veramente tanti.
Sono le 9 del mattino, partiamo sotto acqua e vento fortissimo che ci accompagnerà per tutta la salita, insieme al fango.
Parto tranquillo, non voglio stancarmi molto per cercare di non arrivare troppo affaticato ad affrontare i 30 km di discesa ma non ho fatto i conti con le scarpe.
Alla fine della salita le nuvole cominciano a diradarsi, un breve tratto in cresta con vento che ti sposta letteralmente ed ecco che si presenta la discesa. La prima cosa che penso è “devo andare laggiù!!”.
Il clima è cambiato completamente: assenza di vento e sole pieno, ci fermiamo tutti a spogliarci. Da due maglie, giacca antipioggia, due paia di guanti rimango in maglietta, peccato non ho portato gli occhiali da sole.
Inizia l'interminabile discesa che si presenta subito impegnativa, ripida e molto tecnica. Bisogna fare molta attenzione a non inciampare anche perché il precipizio di lato non è da poco, ed ecco presentarsi il problema: le Hoka che ho ai piedi sono abbondanti per questo in precedenza le avevo usate con due solette, ne ho inserita solo una e i piedi si muovono all'interno. Arrivo al ristoro alla fine della prima parte di discesa, mi tolgo le scarpe e cerco di stringere il più possibile i lacci, niente da fare, quelli che mi sembravano sassolini sono i dolori delle vesciche che si stanno formando e riempiendo di sangue. Mancano 22 km all'arrivo durante i quali ho problemi anche a camminare.
Passo l'ultimo ristoro, un paesino che si trova sul bordo di una diga in mezzo ad un'oasi di palme veramente carino. Ultima salita, ancora una discesa e inizia la parte finale del percorso che si snoda nel letto di un fiume, è questa parte quella più noiosa e meno interessante.
Arrivo a Maspalomas nella punta sud dell'isola alle 19,30. Trovo ad aspettarmi Franca e Emilia che hanno fatto un percorso più breve e Marcello con cui sono partito e che è già arrivato da due ore
Fonte: Marco Ceccarelli