La corsa del Conte Ugolino alle 6 di mattina di Maurizio Gazzarri
25-06-2022 19:24 - Report su marce ludiche e vari commenti
“Cioè, fammi capire, ti svegli alle 4.30 per andare a correre?”
Il mio cervello stamattina ha reagito così al suono della sveglia. Lui – il cervello, intendo – è rimasto a dormire un altro po’. Io – il resto del corpo, intendo – mi sono alzato e piano piano mi sono preparato per la “6 km all’alba col Conte Ugolino”.
Molto bello ritrovarsi con gli altri del Pisa Road Runners club A.S.D. e con tutti i partecipanti del Trofeo delle Tre province C.i.m.s., partire praticamente all'alba, correre con Simona sulle mura di Pisa e per le strade di una città ancora deserta, farsi le foto bischere sotto la Torre pendente, mangiarsi una mega pasta alla crema al ristoro finale, decidere che 6 km erano troppo pochi, fare praticamente altri 10 km, intervallare parole a silenzi godendosi i suoni (e i rumori) di una città sonnecchiante, beccarsi un po' di pioggia inattesa (per fortuna non l'acquazzone, scrosciato un istante dopo aver finito la corsa), fare stretching sotto alla statua di Vittorio Emanele II, tornare a casa e avere praticamente tutta la giornata davanti (per lavorare, ahimè).
“Ok, ho capito, sono stato bene anch’io”: il mio cervello è rientrato in sintonia con il resto del corpo.
Fonte: Maurizio Gazzarri
Il mio cervello stamattina ha reagito così al suono della sveglia. Lui – il cervello, intendo – è rimasto a dormire un altro po’. Io – il resto del corpo, intendo – mi sono alzato e piano piano mi sono preparato per la “6 km all’alba col Conte Ugolino”.
Molto bello ritrovarsi con gli altri del Pisa Road Runners club A.S.D. e con tutti i partecipanti del Trofeo delle Tre province C.i.m.s., partire praticamente all'alba, correre con Simona sulle mura di Pisa e per le strade di una città ancora deserta, farsi le foto bischere sotto la Torre pendente, mangiarsi una mega pasta alla crema al ristoro finale, decidere che 6 km erano troppo pochi, fare praticamente altri 10 km, intervallare parole a silenzi godendosi i suoni (e i rumori) di una città sonnecchiante, beccarsi un po' di pioggia inattesa (per fortuna non l'acquazzone, scrosciato un istante dopo aver finito la corsa), fare stretching sotto alla statua di Vittorio Emanele II, tornare a casa e avere praticamente tutta la giornata davanti (per lavorare, ahimè).
“Ok, ho capito, sono stato bene anch’io”: il mio cervello è rientrato in sintonia con il resto del corpo.
Fonte: Maurizio Gazzarri