Run to the Tower 2013: l´America è sempre l´America!
19-10-2013 09:17 - Eventi a cui partecipiamo
Un miracolo della geografia: partenza dagli USA ed arrivo alla Torre di Pisa, in 12km.
Perché vicino a noi c´è un mondo a sé, un intero paese con la sua lingua, le sue leggi e la sua cultura. Vicino a noi c´è l´America e, purtroppo, ci si incrocia poco.
Ma c´è un´occasione in cui anche noi comuni mortali possiamo accedere alla Base, spiare la loro cultura e le loro abitudini, la Run to the Tower.
Correre è un gesto universale: puoi farlo a piedi nudi, come in Africa, o indossando la migliore tecnologia, come da noi, andare piano, forte... Ma in fondo il gesto è quello: un piede avanti all´altro e andare.
Eppure, quando corri con gli Americani, le differenze le noti, eccome.
Intanto, è venerdì mattina, quindi forse molti di noi (civili) avrebbero dovuto essere al lavoro (saranno mica quelli che quando vedono un fotografo si tirano la maglietta fin sopra le orecchie?!), ma ci presentiamo lì, con uno spirito competitivo e la nostra (vostra) buona preparazione alla corsa. Tecnici e con la maglina della squadra. Gli Americani sono vestiti in modi improbabili e non hanno, salvo eccezioni, l´aria da maratoneti. Diciamo che sono mediamente più abbondanti di noi, che siano muscoli o hot-dogs. Ma, sorpresa, a correre i 12km, ci sono parecchie mamme-papà-coppie che spingono passeggini (passeggini da corsa!), una ragazza in dolce attesa (ma breve, del tipo che prima di partire scommettiamo se partorirà o meno prima dell´arrivo) e tanti bambini. Bambini? Per 12km? Certo, e li corrono! In barba al fatto che da noi i minorenni non possano prendere parte a queste competizioni. E all´arrivo lo vedi il primo, piccino, tutto solo, avrà avuto 8/9 anni, arrivare al traguardo schivando le auto degli ultimi km, tutto orgoglioso... Da noi ci sarebbe stata una madre in grembiule ad inseguirlo, fermando le macchine e urlando "figghiolo non ti stancare attento alle macchine hai messo la canotta di lana e mangiamangia che ti vedo deperito"! Dai, ok, ho esagerato con gli stereotipi, ma il concetto è che per loro lo sport è naturale ed accettabile a qualsiasi età e condizione, mentre da noi ci sono troppe troppe limitazioni che non favoriscono la cultura dello sport.
In ogni caso, allo start si capisce che non molti di loro sono preparati: partono un po´ troppo allegri e poi li trovi semisvenuti dal quinto km. Ma non ha molta importanza, alla corsa di oggi partecipano e si divertono davvero tutti e chi non corre accompagna gli amici in bici (tantissimi) e skateboard. E poi ci sono i Soldati, che marciano con tanto di mimetica, scarponi ed uno zaino che pare davvero pesante. Hanno tutto il nostro incitamento quando li vediamo arrivare stracotti.
Dagli italiani mi aspettavo un po´ più di spirito patriottico: in fondo è Italia-Usa, ma siamo solo in 2 con la bandiera. Certo, in questo periodo storico non è facilissimo grondare orgoglio nazionale, ma così ci è toccato e poi sapevamo che oggi avremmo dato una bella lezione agli Americani, quindi perché non tirarcela un pochino?!
Ho sottolineato le differenze, ma quello che ha accomunato tutti i partecipanti è lo stesso sorriso, la stessa soddisfazione di arrivare al traguardo in una delle piazze più belle del mondo, che sia correndo e vincendo o arrivando serenamente in compagnia dei pargoli o degli amici, premiati da una splendida giornata di sole.
Fonte: Cristiana Cettuzzi
Perché vicino a noi c´è un mondo a sé, un intero paese con la sua lingua, le sue leggi e la sua cultura. Vicino a noi c´è l´America e, purtroppo, ci si incrocia poco.
Ma c´è un´occasione in cui anche noi comuni mortali possiamo accedere alla Base, spiare la loro cultura e le loro abitudini, la Run to the Tower.
Correre è un gesto universale: puoi farlo a piedi nudi, come in Africa, o indossando la migliore tecnologia, come da noi, andare piano, forte... Ma in fondo il gesto è quello: un piede avanti all´altro e andare.
Eppure, quando corri con gli Americani, le differenze le noti, eccome.
Intanto, è venerdì mattina, quindi forse molti di noi (civili) avrebbero dovuto essere al lavoro (saranno mica quelli che quando vedono un fotografo si tirano la maglietta fin sopra le orecchie?!), ma ci presentiamo lì, con uno spirito competitivo e la nostra (vostra) buona preparazione alla corsa. Tecnici e con la maglina della squadra. Gli Americani sono vestiti in modi improbabili e non hanno, salvo eccezioni, l´aria da maratoneti. Diciamo che sono mediamente più abbondanti di noi, che siano muscoli o hot-dogs. Ma, sorpresa, a correre i 12km, ci sono parecchie mamme-papà-coppie che spingono passeggini (passeggini da corsa!), una ragazza in dolce attesa (ma breve, del tipo che prima di partire scommettiamo se partorirà o meno prima dell´arrivo) e tanti bambini. Bambini? Per 12km? Certo, e li corrono! In barba al fatto che da noi i minorenni non possano prendere parte a queste competizioni. E all´arrivo lo vedi il primo, piccino, tutto solo, avrà avuto 8/9 anni, arrivare al traguardo schivando le auto degli ultimi km, tutto orgoglioso... Da noi ci sarebbe stata una madre in grembiule ad inseguirlo, fermando le macchine e urlando "figghiolo non ti stancare attento alle macchine hai messo la canotta di lana e mangiamangia che ti vedo deperito"! Dai, ok, ho esagerato con gli stereotipi, ma il concetto è che per loro lo sport è naturale ed accettabile a qualsiasi età e condizione, mentre da noi ci sono troppe troppe limitazioni che non favoriscono la cultura dello sport.
In ogni caso, allo start si capisce che non molti di loro sono preparati: partono un po´ troppo allegri e poi li trovi semisvenuti dal quinto km. Ma non ha molta importanza, alla corsa di oggi partecipano e si divertono davvero tutti e chi non corre accompagna gli amici in bici (tantissimi) e skateboard. E poi ci sono i Soldati, che marciano con tanto di mimetica, scarponi ed uno zaino che pare davvero pesante. Hanno tutto il nostro incitamento quando li vediamo arrivare stracotti.
Dagli italiani mi aspettavo un po´ più di spirito patriottico: in fondo è Italia-Usa, ma siamo solo in 2 con la bandiera. Certo, in questo periodo storico non è facilissimo grondare orgoglio nazionale, ma così ci è toccato e poi sapevamo che oggi avremmo dato una bella lezione agli Americani, quindi perché non tirarcela un pochino?!
Ho sottolineato le differenze, ma quello che ha accomunato tutti i partecipanti è lo stesso sorriso, la stessa soddisfazione di arrivare al traguardo in una delle piazze più belle del mondo, che sia correndo e vincendo o arrivando serenamente in compagnia dei pargoli o degli amici, premiati da una splendida giornata di sole.
Fonte: Cristiana Cettuzzi