PisaMarathon (La Pisanina 21k): da quel maledetto 29 agosto all´arrivo.
20-12-2017 17:46 - Eventi a cui partecipiamo
Quarantotto ore. Due giorni. Questo è quello che è passato da Pisa Marathon 2017.
Fonte: Valerio Savino
E´ stata la solita sbornia di gente, sorrisi ed emozioni.
Quest´anno le sensazioni sono diverse, ovattate, amplificate.
Non tutte positive, ovviamente, ma questo non ci interessa.
La partenza (disambiguazione) potrebbe essere Domenica 17 Dicembre 2017, in Via Bonanno Pisano, al nastro di partenza di Pisa Marathon. Invece la partenza sarà il 29 di Agosto; tre mesi e diciassette giorni prima.
La capriola in bicicletta, il mio fianco che sbatte fortissimo contro quel maledetto palo della luce, il primo dolore, l´adrenalina, il secondo dolore, l´ambulanza, il pronto soccorso, codice giallo, codice rosso, emorragia, compromesso, trasfusione, aspettare, decidere, operare. Dolore, ma non quello fisico, per quello una bella fialetta di morfina nella flebo e fai colazione coi mini pony. Pipino, la mia mamma, il mio babbo, mio fratello -che si fionda a Pisa da Berlino quasi mollando il lavoro; tutti al mio capezzale nel reparto di terapia intensiva cercando di alleggerirlo il più possibile.
Giorni pesanti, più per loro che per me.
L´operazione è andata bene, il recupero è inaspettatamente veloce. Il fisico sano e allenato aiuta non poco.
Qualche postumo, la febbriciattola e di nuovo un ricovero: polmonite da ventilatore.
Ancora vite sballate, orari cadenzati con la vita ospedaliera, ancora tristezza.
Messaggi di auguri mi arrivano un po´ da ogni dove, internet avvicina un po´ tutti e ci aiuta in tal senso.
Qualcuno passa a trovarmi, qualcuno sarebbe voluto passare, qualcuno se n´è fregato.
6 Ottobre, dimissioni.
La polmonite sembra passata, io mi sento decisamente meglio. Mi porto dietro qualche postumo e più spazio nel torace. Ultimo controllo 21 giorni dopo: tutto ok, posso tornare a vivere.
Ora si che siamo alla partenza. E´ il 17 Dicembre, oggi si corre Pisa Marathon.
Decide di correre anche Pipino, nonostante nel suo lavoro, in questo periodo, le costanti siano incazzature e stress. Sono un po´ preoccupato: dopo la corsa va anche a farsi il suo turno lavorativo, e per lei che arregge l´anima coi denti a cosa normali, ho paura possa essere una richiesta eccessiva al suo fisico.
Poi ci sono io; mi sono allenato per come ho potuto, con giorni positivi e giorni meno, conscio che qualsiasi risultato sarebbe stato un successo. Non c´ho ansia, ma quella tremarella mista tra freddo ed emozione l´ho addosso, l´ho dentro. Decido di andare prima in hotel per lasciare gli zaini (mio e di Pipino) per la doccia e poi fare un po´ di riscaldamento. Faccio tardi, quindi l´unico riscaldamento sarà la corsa tra Piazza Arcivescovado e la partenza. Lì sono già tutti schierati. Un bel colpo d´occhio tra colori sgargianti e mise discutibili. Non so bene cosa io possa rendere in una corsa di 21 km, come obbiettivo mi fisso di stare insieme ai palloncini di un´ora e trenta dell´amico Filippo. Il problema è che i palloncini saranno sicuramente avanti, visto che io sono nella pancia del gruppone, e non posso muovermi in nessuna direzione. Intorno a me ci sono diversi iscritti alla corsa non competitiva e li, la certezza di trovare sti benedetti palloncini un po´ la perdo. La nota positiva è che l´attesa è breve. Lo speaker ci fa alzare le mani e, nonostante la Pisa di questi ultimi periodi, non lo fa per rapinarci...
Non faccio in tempo a rendermi conto di quello che succedeva che sento lo sparo del via e il serpentone comincia a muoversi. Decido di forzare il primo km per vedere di trovare Filippo, se non dovessi riuscire, andrei da solo. Pochi metri dopo trovo l´amico Massimo (Scacco-ndr) che sta esplorando nuove frontiere della bestemmia. Qualcuno gli ha sfilato una scarpa in partenza costringendolo a fermarsi a bordo strada per recuperare l´assetto. Lui, partecipante alla Maratona, mi aveva parlato di tenere un ritmo simile al mio, ma, subito dopo essersi rimesso la scarpa e senza mai aver smesso di bestemmiare, riparte a spron battuto guadagnando su di me diversi metri. Cerco di urlargli di calmarsi e di non forzare subito perché quarantadue km hanno la coda, ma lui non mi sente neanche (non lo rivedrò mai più, amici in comune mi dicono che sta ancora bestemmiando-ndr).
Dopo 6/700 metri vedo i palloncini di Filippo, o meglio, il palloncino di Filippo. Saluto, mi faccio riconoscere e gli chiedo come mai fosse solo. Mi dice che gli altri due Pacers sono rimasti intruppati alla partenza e sono indietro. Sul ritmo gara "stabilito" siamo leggermente più lenti, gli dico di non "ammazzarmi" subito per rimetterci in carreggiata, ma di limare piano piano. Così facciamo. Si forma un gruppetto di una ventina di atleti. Pippo davanti e didietro tutti quanti.
Filippo è un cavallo di razza e va un po´ frenato, prendo io questo compito cercando di mantenere il ritmo costante per evitare di mettere in difficoltà quelli con un po´ meno gamba.
Giro dei lungarni (oh, metteteci un toppino, ma a me mi garba-ndr), Porta a Mare; qui abbiamo recuperato il ritardo e ci mettiamo 1-2 secondi più veloci del ritmo stabilito. Si prende via Livornese, e a La Vettola recuperiamo i Pacer per tre ore della maratona, loro vanno un po´ a strappi quindi mi raccomando a Filippo di controllarli ed, eventualmente, lasciarli andare. Siamo sempre in diversi, c´è anche una nefrologa milanese; organizzazione Pisa Marathon al top, c´ho anche il medico specializzato per la mia patologia.
Tante facce note lungo la via (e anche dai terrazzi!), ognuno ha una parola o un sorriso per me. Grazie veramente a tutti, di cuore.
Reggo bene, sia di fiato che di gambe. L´acqua che mi sono portato mi consente di non fermarmi ai ristori. Decido che al km 15, avrei accelerato un po´ per vedere a che punto potevo arrivare. Mi raccomando con Filippo di non farsi prendere dalle fregole agonistiche e aumento. Il ritmo si alza, il fiato si accorcia. E´ un passo discreto. Faccio qualche sorpasso, ormai siamo di nuovo a Porta a Mare. Due si mettono al gancio e si fanno tirare. Sono in affanno, ma ancora spingo benino. In via Conte Fazio un signore imbacuccato in uno shearling viene verso di me in bicicletta. "Boia, quello lì sembra il mio babbo"; "Cazzo, ma quello è il mio babbo!" come un deficiente mi ritrovo con gli occhi gonfi di lacrime, senza un motivo reale. Mi pare che non mi abbia visto: "Babbo!, sono qui, gira, accompagnami all´arrivo che non ce la faccio più". Si mette accanto a me, mi parla anche se non riesco ad essere particolarmente loquace: un po´ di fatica e un po´ questo groppo in gola che m´era preso, cane delle berve, sto proprio rincoglionendo.
Qualcuno mi incita alla Cittadella, ricambio subito, ma, onestamente, non ci stavo capendo più una sega.
Scopro solo dopo che era il Guerrini in veste di fotografo. Arriviamo in Piazza Solferino, ci sono Chiara e Letizia, quando mi vedono si sgolano e si sbracciano. Prendo via Roma, il mio babbo è sempre accanto a me, comincio a sentire i rumori dell´arrivo. Arriviamo quasi alla fine, mi lascia da solo, girando in via Galli Tassi per evitare di entrare in zona proibita e fare incazzare Sergio e Simone. Poco prima della curva ci sono i genitori di Francesca: il Babbo mi da il cinque, c´ha un sorriso a 36 denti. Io non lo so, c´ho sempre sto groppo. Ancora qualche metro, sulla curva c´è la mia Mamma, mi sorride:" Vai Vale!" e giù lacrime. Guardo la torre, ormai sono arrivato. La gente mi applaude, alzo le braccia. A questo giro ho stravinto. C´ho gli occhi gonfi di lacrime, Valentina mi abbraccia e mi da la medaglia, io piango. Arriva il Maestro Di Ciolo (mica pizza e fichi eh-ndr), mi infagotta nel telo termico, mi abbraccia anche lui. Ricevo mille complimenti, faccio di tutto per non piangere, fortunatamente ci riesco. Io che sono notoriamente una merda non potrei permettermi di dare un immagine di me così melensa.
Lascio il chip e corro in hotel a fare la doccia. Di li a poco sarebbe arrivata Pipino, non posso perdermi il suo arrivo (altrimenti chi la vuole sentire...). Mi piazzo sulla curva e aspetto. Pochi minuti dopo arriva scortata a Antonio Salsedo, che l´ha accompagnata per tutto il viaggio. Non è neanche stravolta, ma io si: mi riviene le lacrime un´altra volta.
Ora basta eh!
Vado a prenderla all´uscita della zona arrivo, sono orgogliosissimo.
Scopro che Francesco ha vinto, un altro groppo mi stringe, sono troppo contento, e di nuovo una lacrimuccia mi si presenta.
Andiamo in hotel, Francesco era lì, aveva fatto la doccia. Apro la porta, senza proferire parola ci abbracciamo.
Via, basta, mi viene una lacrimuccia. Maledetto vecchio rincoglionito che non sono altro.
Fonte: Valerio Savino