Notturna di San Giovanni Run: una corsa tutto cuore e cervello.
22-06-2014 19:07 - Eventi a cui partecipiamo
Alla cena di Natale dello scorso anno il grande Roberto Tarfano prese la parola e, in un discorso appassionato, fra le altre cose, sentenziò solennemente che "i PRR corrono dappertutto, ma a Firenze ... MAI ...".
Ho ancora nelle orecchie le esilaranti e "spiritose" argomentazioni del Tarfano e le risate generali di quella cena natalizia, ma in fondo avevo rubricato il tutto come una simpatica e divertente serata fra amici condita da folkloristiche e goliadiche battute anti fiorentine.
Mai avrei pensato che, dopo sei mesi, avrei dovuto rimeditare attentamente le parole di Roberto: la San Giovanni Run a Firenze, alla quale da tempo desideravo partecipare, coincide infatti con il culmine di una feroce lotta politica (ed economica) per l´aereoporto di Pisa che i fiorentini, more solito, vogliono controllare.
Non sto qui a ripercorrere le penose vicende della questione che ha visto anche i podisti pisani in prima fila nella difesa dello scalo aereoportuale cittadino, ma francamente l´idea di andare a Firenze a correre, seppur una gara bella e prestigiosa, mi creava un certo fastidio.
Il buon Tarfano ci aveva visto lungo - pensavo - e mi sa che, ridendo e scherzando, aveva di molta ragione ...!
Nonostante fossi iscritto da tempo alla gara, ero quindi dubbioso ...
Ora, pur amando visceralmente Pisa, le mie origini senesi e meridionali mi rendono culturalmente ed intellettualmente estraneo al campanilismo sfrenato: generalmente vado, e sto bene, dove c´è il bello. "La bellezza è una promessa di felicità", scriveva Stendhal, per cui amo andare a Lucca, a Siena, a Volterra, ad Arezzo, nel Chianti, in Maremma .... e naturalmente a Firenze, una città imprescindibile per gli amanti dell´estetica, del gusto e dell´arte.
D´altronde, ci sono cose che sono riconosciute come universalmente belle.
Ricordo molti anni fa, al Louvre, un professore di storia dell´arte che descriveva la Monna Lisa.
Al termine della spiegazione un turista affermò che il dipinto di Leonardo non lo entusiasmava, e il professore gli rispose, algido: "Sono dispiaciuto ..... (pausa) ... per lei".
Ecco, Firenze è una di quelle "cose" universalmente belle, e se a qualcuno non piace è un problema evidentemente suo.
Poi ci sono i fiorentini, e qui entriamo in un campo che preferirei commentare con una battuta: si racconta che quando il Signore creò il mondo, si accorse che non era stato troppo equo.
In particolare, creando la Toscana, aveva dato a questa regione tutto: il mare, i monti, una campagna bellissima, fiumi pescosi, un clima mite, e poi arte, bellezza, cultura, cibi e vini divini, città meravigliose, e poi artisti, poeti, uomini di scienza, il Maggini ... E quindi, in un goffo e tardivo ravvedimento, per compensare decise di dare alla Toscana i fiorentini ed i comunisti! .... che nonostante tutto non sono riusciti a distruggere oltre misura le infinite e meravigliose cose che la Toscana sa offrire.
Ora, fuor di battuta, e nonostante la mia predisposizione all´anticampanilismo, questa volta la vicenda dell´aereoporto mi ha molto infastidito e, volendo tuttavia correre la San Giovanni Run, meditavo azioni clamorose: correre con uno striscione "giù le mani dall´aereoporto!", con una bandiera pisana, con una maglietta provocatoria, oppure convincere il pancino ... no, questo non l´ho pensato!
Dopo un lungo pensachetiripensa, alla fine - e per fortuna - il cervello è riuscito a mettersi d´accordo con il cuore.
Cosa c´entrano lo sport e la bellezza con la politica? - ha argomentato il cervello.
La bellezza prescinde dalla stupidità e dalla bramosia di potere degli uomini, e financo dei fiorentini.
E poi tu - ha incalzato il cervello - corri a Pisa, e non è che i pisani siano poi tanto meglio: guarda come tengono la città, i monumenti, i musei, e soprattutto guarda come sono subito pronti a criticare quando viene organizzato un evento sportivo!
Devi saper scindere ciò che è bello da ciò che è brutto, il sublime dall´infimo e dallo spregevole, indipendentemente dalla tua appartenenza. Solo così potrai essere un uomo veramente libero.
E poi insomma - irresistibile stoccata finale del cervello - hai la fortuna di poter correre fra bellezze artistiche uniche al mondo, in una città universalmente considerata la culla del bello, del raffinato, dell´arte, e tu ci rinunceresti perchè ti stanno sui coglioni i fiorentini? Sarebbe come dire che non vai a correre la maratona di Roma perchè nella capitale ci sono i politici ladri e corrotti che ti sfondano di tasse!
Dai allo sport quello che è dello sport e alla politica quello che è della politica! E soprattutto, cerca sempre il bello ...
Messo alle strette dalle appassionate argomentazioni del cervello, il cuore ha cercato quindi una disperata quanto improbabile alleanza con il pancino, il quale però si è subito tirato fuori sostenendo - peraltro con una buona dose di ragione - di aver recentemente combinato già troppi casini.
Insomma, dopo una combattuta trattativa, il cervello ha prevalso, e quindi, contravvenendo al sommo principio tarfaniano, si corre a Firenze questa bellissima gara in notturna: la San Giovanni Run, 75a edizione, una delle più antiche d´Italia.
In onore al principio che non bisogna mai uccidere l´avversario sconfitto, ma lasciargli sempre una resa onorevole, il cuore ha tuttavia ottenuto licenza di scaracchio libero (con la clausola di non mirare alle persone) e di un bisognino, quello piccolo, da usufruirsi a piacere durante il percorso avendo cura, tuttavia, di preservare i monumenti (una pisciatina sotto la statua di Dante però ci sarebbe stata bene, aveva timidamente provato a dire il cuore, ma il cervello vincitore è stato irremovibile).
Dunque si corre.
Arrivo a Firenze in macchina e parcheggio alla stazione.
Sono vestito in maniera veramente improbabile: scarpe da corsa gialle e nere da Ape Maia, pantaloncini corti adidas un po´ sdruciti e di un ex blu ormai virato al grigio talpone, ma soprattutto una maglietta blu con su scritto: "1962: Beatles, Stones, Bond ... and me". Una roba ridicola, per di più abbinata ad un borsone sportivo giallo e azzurro vinto con i punti del Media World!
A tracolla, inoltre, l´immancabile fotocamera Nikon, unico oggetto sensato che indosso.
Penso che, tutto sommato, son qui per una gara e non per una sfilata di moda, e quindi chissenefrega! ..... Certo, che se per caso incontrassi qualche conoscente, un collega, un parente, non è che ci farei proprio una bella figura. Mi calo quindi prudentemente un cappello bianco in testa e metto su un bel paio di occhiali da sole neri, e in questa condizione di irriconoscibilità, seppur oggettivamente pietosa, esco dal parcheggio sottorraneo e mi dirigo verso piazza del Duomo scattando foto, totalmente incurante che qualcuno potrebbe comunque riconoscermi.
Sono circa le sette, e Firenze è accarezzata dai colori caldi del sole che tramonta: piazza del Duomo brulica di turisti dagli occhi avidi di bellezza provenienti da tutto il mondo, e già si vedono i primi podisti che convergono verso il punto di ritiro dei pettorali.
L´organizzazione mi sembra imponente: stand, musica, punti ristoro in allestimento e soprattutto lo Start & Finish proprio davanti alla cattedrale di Santa Maria del Fiore. Splendido!
Il Battistero è in restauro ed è stato ricoperto da una divertente, e a mio parere gradevole, struttura in carton gesso realizzata da un artista, coloratissima e con la stilizzazione in stle murales delle forme del battistero stesso. Il contrasto fra antico e moderno è forte eppure attraente, e inevitabilmente scatto una serie di foto ....
Contemplo la magnifica piazza. L´imponenza e la bellezza dei monumenti sovrastano l´osservatore che che è investito e sopraffatto dalla severa monumentalità della cattedrale, del battistero, del campanile e delle adiacenti costruzioni.
Di "piazza" in realtà c´è poco: piazza S. Maria Novella, piazza S. Croce e della Signoria lo sono certamente di più.
Qui, pur in una indiscutibile e inebriante bellezza, tutto è ravvicinato, stretto, quasi opprimente. Niente a che vedere con gli infiniti spazi della piazza del Duomo di Pisa, progettata due secoli e mezzo prima, dove i monumenti possono mostrarsi nella loro straordinaria e candida interezza, regali e distanti dallo spettatore.
E´ la differenza fra le due città: Firenze è sempre stata geograficamente e politicamente chiusa, ritirata nei suoi angusti confini terragni nel tentativo di sopravvivere con i commerci locali in una generale visione politica e commerciale limitata, laddove Pisa, città di mare e con uno scarso entroterra, è stata una città protesa verso l´ignoto, l´infinito, senza confini predeterninati, e per questo con una visione più aperta.
Perfino il Sommo Poeta tradì la sua limitata visione sognando di ridurre Pisa a città terragna ..."movasi la Capraia e la Gorgona e faccian siepe ad Arno ..." (Popò di briao, ha tra l´altro commentato il cuore subito redarguito dal cervello).
A pensarci bene quando Firenze, occupando Pisa, arrivò finalmente al tanto agognato mare, non seppe bene che farsene e non riuscì mai ad affermarsi come una potenza marinara: rimase tutto sommato un piccolo ducato italiano completamente avulso da quegli scenari politici internazionali che proprio il mare avrebbe potuto offrirgli.
Firenze si è internazionalizzata con l´arte e la letteratura, Pisa, seppur raffinatissimo centro di cultura, con la politica ed i commerci marittimi, mentre solo Roma e Venezia hanno saputo conquistarsi ruolo e prestigio internazionale sia con l´una che con l´altra.
I grandi spazi quindi si confanno più a Pisa, città che a Firenze e le rispettive piazze del Duomo bene rappresentano la diversa vocazione storica delle due città.
Ma, in fondo, c´è molta Pisa anche in questa bellissima piazza di Firenze: la cattedrale è opera di Arnolfo di Cambio, allievo e strettissimo collaboratore di Nicola Pisano, e il cosiddetto "campanile di Giotto" è in realtà opera di Andrea Pisano che realizzò anche la splendida porta sud del battistero fiorentino e, probabilmente, la chiesa di Santa Croce.
Preso dai miei pensieri aspetto Raffaele Stumpo, Mauro Ciapetti e Andrea Papeschi che stanno arrivando con il tram, e nel frattempo girottolo osservando la gente, i turisti ... e soprattutto fotografando.
Finalmente li vedo entrare in piazza sorridenti e ci abbracciamo, contenti. Ritiriamo i pettorali e andiamo a cambiarci.
Io e Raffaele ci vestiamo proprio dietro il cosiddetto Campanile di Giotto - fra l´altro insieme ai tre top runners che poi vinceranno la gara. Scopro un Raffaele ordinatissimo e precissimo: buste per i vari capi di abbigliamento, custodie, asciugamano per poggiare i piedi .... io al confronto sono un barbaro: roba gettata alla cazzo di cane dentro la borsa, calzini che non si trovano, sacchi dell´Esselunga bucati .... un disastro!
Procediamo quindi al sacro rito di applicazione del pettorale alla canotta da corsa con tanto di foto-documento e raggiungiamo gli altri.
Mauro fotografa a tutto spiano e Andrea fa battute in continuazione: naturalmente si ride e ci si diverte. Sono le 8 e un quarto, e gli organizzatori iniziano a scaldare i concorrenti con musiche e animazioni varie. Il sole è totalmente calato, la temperatura è buona, e facciamo qualche allungo di riscaldamento.
Ai nastri di partenza cominciano ad affluire le migliaia di podisti iscritti alla corsa e la tensione sale. Cerco un po´ di concentrazione, ma non è facile: la piazza invasa dai partecipanti alla gara è un brulicare di gente e di colori, di suoni e voci.
i colori sgargianti e fluo dei podisti si fondono con quelli dell´opera in cartongesso messa sul battistero e con i verdi e i rossi della Cattedrale e del campanile: l´intera piazza, vociante e coloratissima, sembra una tela di Kandinsky o di Pollock. Sullo sfondo, la notte fiorentina.
Nella confusione perdo contatto con Andrea, Mauro e Raffaele, che rivedrò solo all´arrivo. Entro nel corridoio di partenza, mancano ormai pochi minuti al via. Cerco concentrazione soffermandomi a guardare facciata di Santa Maria del Fiore che tutto domina dall´alto della sua imponenza.
Intorno a me una fiumana di concorrenti, ma sono ormai in piena sindrome da solitudine del podista: andiamo a correre questi 10 km con calma, divertendosi e godendo delle bellezze uniche al mondo che una città come Firenze può offrire.
Via! La partenza è veloce - come peraltro lo sarà tutta la corsa - e in via dei Calzaioli si rischia di inciampare fra le gambe degli altri concorrenti.
Ai lati della strada è assiepato un foltissimo pubblico plaudente ed incitante che accompagnerà i podisti per tutto il percorso: molti turisti, ma anche molti fiorentini e gente festante.
Si corre molto vicini a passo abbastanza veloce e si giunge in una piazza della Signoria crepuscolare che lasciamo sulla destra per inoltrarci nei vicoli medievali della città: via dei Gondi, via dei Leoni, via dei Saponai .... una toponomastica antica e ricca di storia.
Personalmente corro tranquillo non avendo particolari obiettivi cronometrici: 5.20 circa, un po´ accelerando e un po´ rallentando.
Alzo la testa, sorrido e saluto la gente che ci incita e ammiro le bellezze di una città che con lo scorrere dei minuti viene lentamente inghiottita dalla notte.
In Lungarno Diaz il torpedone dei podisti è ormai diradato e si corre in scioltezza: mi aggrego ad un gruppo che tiene più o meno il mio passo e corro serreno, senza fatica e godendomi il percorso.
Al ritorno in piazza del Duomo ho sete e mi fermo a bere (non ho ancora imparato a bere e mengiare correndo ...!) all´unico punto ristoro della corsa. Un po´ scarso, per la verità: acqua, sali e qualche limone.
Ma tant´è, riprendo a correre: via Roma, piazza della Repubblica, via Strozzi, via della Vigna Nuova, e poi Borgo Ognissanti .... bellissimo, magico. La notte adorna Firenze di un fascino incredibile e nei vicoli stretti si sentono solo i passi e l´ansimare dei podisti.
La promessa di un bisognino, quello piccolo, viene esaudita in modo tutto sommato civile, in un vicoletto secondario e in compagnia: è il trionfo del cuore che esplode in un " chi non p... in compagnia, o è un fiorentino o è una spia". Riprendo a correre, alcuni cominciano ad essere stanchi, ma non io che continuo a godere della bellezza di questa gara.
Lungarno Vespucci, attraversiamo il ponte alla Carraia e poi, dopo Lungarno Soderini, giungiamo nel quartiere di San Frediano, forse uno dei miei preferiti a Firenze.
Storicamente era il quartiere povero della città, abitato dagli artigiani d´Oltrarno, barrocciai e gente umile, meravigliosamente descritto da Vasco Pratolini nel libro "Le ragazze di San Frediano".
Oggi sono rimasti molti artigiani ed antiquari, meta fissa delle mie frequentissime visite fiorentine. E´ anche il quartiere dove è nato il sigaro toscano.
Si racconta che un violento temporale estivo venne a rinfrescare l´afoso agosto fiorentino del 1815. L´addetto di turno alla Manifatturiera granducale dei tabacchi che si trovava in borgo San Frediano, fu colto di sorpresa e non si premurò di mettere al riparo un grande carico di tabacco Kentucky stoccato nel cortile della manifatturiera, il quale si inzuppò completamente di acqua.
Il direttore della manifatturiera si arrabbiò come una bestia, ma al contempo ebbe un´idea geniale, e diede ordine di asciugare le foglie di tabacco e di fabbricarne dei sigaretti da vendere a basso costo al cosiddetto popolino.
Ma le preziose foglie di Kentucky, prima di asciugarsi, fermentarono, proprio come il mosto nei tini.
I sigaretti prodotti con le foglie di Kentucky, fermentate e poi asciugate, vennero venduti ad un prezzo molto basso negli spacci di periferia frequentati da artigiani, barrocciai, straccivendoli e povera gente in genere, e in particolare in borgo San Frediano.
I sigaretti non solo piacquero molto di più di quelli prodotti abitualmente, ma poichè costavano anche poco, andarono letteralmente a ruba. Fu così che nel 1818, nella Manifattura granducale di S. Orsola, cominciarono ad essere prodotti in serie quei sigari che, per il particolare procedimento scoperto a Firenze vennero detti "Toscani".
Proseguiamo per via dei Serragli, piazza della Calza e poi, attraverso la via Romana e la bella piazza San Felice, giungiamo a piazza Pitti.
Il palazzo reale, dimora di Granduchi e Re, ci scivola via sulla destra e ci osserva, maestoso e severo, ieratico, quasi a volerci ammonire che il retrostante giardino di Boboli non deve essere disturbato ....
Molti ragazzi e turisti ci incitano e ci scattano foto. Poichè lo slogan della corsa è "Regalami un sorriso", io sorrido a tutti, dò il cinque a tanti bambini facendoli ridere. Due volte mi fermo per farmi fare la foto con alcuni bambini divertitissimi .... scherzo con tutti .... Lo sport è anche questo, fatica, disciplina, ma anche e soprattutto allegria senza prendersi troppo sul serio.
Vedo Ponte Vecchio sullo sfondo - siamo ormai in dirittura di arrivo - e incremento un po´ la velocità, ma senza convinzione. Tutta questa bellezza non può essere imbrigliata nei numeri di uno stupido cronometro.
Passare sul Ponte Vecchio illuminato correndo di notte è un´emozione unica, straordinaria, e quindi rallento, voglio godermi fino in fondo questa emozione. Sento ormai vicinissima la voce dello speaker all´arrivo; ripassiamo da piazza della Signora ormai completamente avvolta dalla notte e riguadagniamo via dei Calzaioli, pochi metri e sorridendo taglio il traguardo, felice.
1h 3´ ... ma chissenefrega del tempo.
All´arrivo rivedo Andrea e poi Raffaele e Mauro. Ritiro la borsa, mi asciugo e mi cambio: sono contentissimo e felicissimo di aver corso questa splendida gara.
La compagni si riunisce, e decidiamo di andare a mangiare qualcosa. Raffaele sembra avere le idee molto chiare su dove andare: una focacceria che lui conosce e che si trova vicino piazza della Signoria.
Mi aggrego al gruppo, ma quando vedo Raffaele spippolare sull´IPhone in Google Maps comincio a preoccuparmi, e mi sovviene che nell´ambiente corre voce che tenda a perdersi. Per fortuna fra IPhone e qualche informazione, giungiamo alla focacceria, un tipico locale fiorentino. Ci accoglie il commesso il quale ci dice "sto per chiudere".
Non ricordo che nessuno di noi abbia detto niente, ma il nostro cosiddetto linguaggio non verbale deve avere comunicato qualcosa del tipo: "Abbiamo corso a Firenze, siamo affamati, e se non ci dai una schiacciata per uno ed un secchio di birra ti diamo fuoco al locale!".
Fatto sta che ci accomodiamo e ci viene servita una schiacciata 30x30 cm. con finocchiona e formaggio, oltre ad un certo quantitativo di birra fresca.
Rifocillati a dovere troviamo il tempo per prendere un caffè, Raffaele persino un gelato, e ci incamminiamo lentamente verso le macchine, ebbri di gioia ... e un po´ anche di birra.
Ripercorriamo via Calzaioli, arriviamo in una piazza del Duomo ormai vuota e a S.Maria Novella la compagnia si scioglie ....
Torno a Pisa ripensando felice alla gara, alle persone, e alla strabuliante bellezza delle vie, delle piazze, dei monumenti di Firenze che ho potuto godermi da una prospettiva privilegiata: correndoci nel mezzo e di notte...
"La bellezza è una promessa di felicità" scrisse Standhal ... e aveva ragione.
Fonte: Dino Dringoli
Ho ancora nelle orecchie le esilaranti e "spiritose" argomentazioni del Tarfano e le risate generali di quella cena natalizia, ma in fondo avevo rubricato il tutto come una simpatica e divertente serata fra amici condita da folkloristiche e goliadiche battute anti fiorentine.
Mai avrei pensato che, dopo sei mesi, avrei dovuto rimeditare attentamente le parole di Roberto: la San Giovanni Run a Firenze, alla quale da tempo desideravo partecipare, coincide infatti con il culmine di una feroce lotta politica (ed economica) per l´aereoporto di Pisa che i fiorentini, more solito, vogliono controllare.
Non sto qui a ripercorrere le penose vicende della questione che ha visto anche i podisti pisani in prima fila nella difesa dello scalo aereoportuale cittadino, ma francamente l´idea di andare a Firenze a correre, seppur una gara bella e prestigiosa, mi creava un certo fastidio.
Il buon Tarfano ci aveva visto lungo - pensavo - e mi sa che, ridendo e scherzando, aveva di molta ragione ...!
Nonostante fossi iscritto da tempo alla gara, ero quindi dubbioso ...
Ora, pur amando visceralmente Pisa, le mie origini senesi e meridionali mi rendono culturalmente ed intellettualmente estraneo al campanilismo sfrenato: generalmente vado, e sto bene, dove c´è il bello. "La bellezza è una promessa di felicità", scriveva Stendhal, per cui amo andare a Lucca, a Siena, a Volterra, ad Arezzo, nel Chianti, in Maremma .... e naturalmente a Firenze, una città imprescindibile per gli amanti dell´estetica, del gusto e dell´arte.
D´altronde, ci sono cose che sono riconosciute come universalmente belle.
Ricordo molti anni fa, al Louvre, un professore di storia dell´arte che descriveva la Monna Lisa.
Al termine della spiegazione un turista affermò che il dipinto di Leonardo non lo entusiasmava, e il professore gli rispose, algido: "Sono dispiaciuto ..... (pausa) ... per lei".
Ecco, Firenze è una di quelle "cose" universalmente belle, e se a qualcuno non piace è un problema evidentemente suo.
Poi ci sono i fiorentini, e qui entriamo in un campo che preferirei commentare con una battuta: si racconta che quando il Signore creò il mondo, si accorse che non era stato troppo equo.
In particolare, creando la Toscana, aveva dato a questa regione tutto: il mare, i monti, una campagna bellissima, fiumi pescosi, un clima mite, e poi arte, bellezza, cultura, cibi e vini divini, città meravigliose, e poi artisti, poeti, uomini di scienza, il Maggini ... E quindi, in un goffo e tardivo ravvedimento, per compensare decise di dare alla Toscana i fiorentini ed i comunisti! .... che nonostante tutto non sono riusciti a distruggere oltre misura le infinite e meravigliose cose che la Toscana sa offrire.
Ora, fuor di battuta, e nonostante la mia predisposizione all´anticampanilismo, questa volta la vicenda dell´aereoporto mi ha molto infastidito e, volendo tuttavia correre la San Giovanni Run, meditavo azioni clamorose: correre con uno striscione "giù le mani dall´aereoporto!", con una bandiera pisana, con una maglietta provocatoria, oppure convincere il pancino ... no, questo non l´ho pensato!
Dopo un lungo pensachetiripensa, alla fine - e per fortuna - il cervello è riuscito a mettersi d´accordo con il cuore.
Cosa c´entrano lo sport e la bellezza con la politica? - ha argomentato il cervello.
La bellezza prescinde dalla stupidità e dalla bramosia di potere degli uomini, e financo dei fiorentini.
E poi tu - ha incalzato il cervello - corri a Pisa, e non è che i pisani siano poi tanto meglio: guarda come tengono la città, i monumenti, i musei, e soprattutto guarda come sono subito pronti a criticare quando viene organizzato un evento sportivo!
Devi saper scindere ciò che è bello da ciò che è brutto, il sublime dall´infimo e dallo spregevole, indipendentemente dalla tua appartenenza. Solo così potrai essere un uomo veramente libero.
E poi insomma - irresistibile stoccata finale del cervello - hai la fortuna di poter correre fra bellezze artistiche uniche al mondo, in una città universalmente considerata la culla del bello, del raffinato, dell´arte, e tu ci rinunceresti perchè ti stanno sui coglioni i fiorentini? Sarebbe come dire che non vai a correre la maratona di Roma perchè nella capitale ci sono i politici ladri e corrotti che ti sfondano di tasse!
Dai allo sport quello che è dello sport e alla politica quello che è della politica! E soprattutto, cerca sempre il bello ...
Messo alle strette dalle appassionate argomentazioni del cervello, il cuore ha cercato quindi una disperata quanto improbabile alleanza con il pancino, il quale però si è subito tirato fuori sostenendo - peraltro con una buona dose di ragione - di aver recentemente combinato già troppi casini.
Insomma, dopo una combattuta trattativa, il cervello ha prevalso, e quindi, contravvenendo al sommo principio tarfaniano, si corre a Firenze questa bellissima gara in notturna: la San Giovanni Run, 75a edizione, una delle più antiche d´Italia.
In onore al principio che non bisogna mai uccidere l´avversario sconfitto, ma lasciargli sempre una resa onorevole, il cuore ha tuttavia ottenuto licenza di scaracchio libero (con la clausola di non mirare alle persone) e di un bisognino, quello piccolo, da usufruirsi a piacere durante il percorso avendo cura, tuttavia, di preservare i monumenti (una pisciatina sotto la statua di Dante però ci sarebbe stata bene, aveva timidamente provato a dire il cuore, ma il cervello vincitore è stato irremovibile).
Dunque si corre.
Arrivo a Firenze in macchina e parcheggio alla stazione.
Sono vestito in maniera veramente improbabile: scarpe da corsa gialle e nere da Ape Maia, pantaloncini corti adidas un po´ sdruciti e di un ex blu ormai virato al grigio talpone, ma soprattutto una maglietta blu con su scritto: "1962: Beatles, Stones, Bond ... and me". Una roba ridicola, per di più abbinata ad un borsone sportivo giallo e azzurro vinto con i punti del Media World!
A tracolla, inoltre, l´immancabile fotocamera Nikon, unico oggetto sensato che indosso.
Penso che, tutto sommato, son qui per una gara e non per una sfilata di moda, e quindi chissenefrega! ..... Certo, che se per caso incontrassi qualche conoscente, un collega, un parente, non è che ci farei proprio una bella figura. Mi calo quindi prudentemente un cappello bianco in testa e metto su un bel paio di occhiali da sole neri, e in questa condizione di irriconoscibilità, seppur oggettivamente pietosa, esco dal parcheggio sottorraneo e mi dirigo verso piazza del Duomo scattando foto, totalmente incurante che qualcuno potrebbe comunque riconoscermi.
Sono circa le sette, e Firenze è accarezzata dai colori caldi del sole che tramonta: piazza del Duomo brulica di turisti dagli occhi avidi di bellezza provenienti da tutto il mondo, e già si vedono i primi podisti che convergono verso il punto di ritiro dei pettorali.
L´organizzazione mi sembra imponente: stand, musica, punti ristoro in allestimento e soprattutto lo Start & Finish proprio davanti alla cattedrale di Santa Maria del Fiore. Splendido!
Il Battistero è in restauro ed è stato ricoperto da una divertente, e a mio parere gradevole, struttura in carton gesso realizzata da un artista, coloratissima e con la stilizzazione in stle murales delle forme del battistero stesso. Il contrasto fra antico e moderno è forte eppure attraente, e inevitabilmente scatto una serie di foto ....
Contemplo la magnifica piazza. L´imponenza e la bellezza dei monumenti sovrastano l´osservatore che che è investito e sopraffatto dalla severa monumentalità della cattedrale, del battistero, del campanile e delle adiacenti costruzioni.
Di "piazza" in realtà c´è poco: piazza S. Maria Novella, piazza S. Croce e della Signoria lo sono certamente di più.
Qui, pur in una indiscutibile e inebriante bellezza, tutto è ravvicinato, stretto, quasi opprimente. Niente a che vedere con gli infiniti spazi della piazza del Duomo di Pisa, progettata due secoli e mezzo prima, dove i monumenti possono mostrarsi nella loro straordinaria e candida interezza, regali e distanti dallo spettatore.
E´ la differenza fra le due città: Firenze è sempre stata geograficamente e politicamente chiusa, ritirata nei suoi angusti confini terragni nel tentativo di sopravvivere con i commerci locali in una generale visione politica e commerciale limitata, laddove Pisa, città di mare e con uno scarso entroterra, è stata una città protesa verso l´ignoto, l´infinito, senza confini predeterninati, e per questo con una visione più aperta.
Perfino il Sommo Poeta tradì la sua limitata visione sognando di ridurre Pisa a città terragna ..."movasi la Capraia e la Gorgona e faccian siepe ad Arno ..." (Popò di briao, ha tra l´altro commentato il cuore subito redarguito dal cervello).
A pensarci bene quando Firenze, occupando Pisa, arrivò finalmente al tanto agognato mare, non seppe bene che farsene e non riuscì mai ad affermarsi come una potenza marinara: rimase tutto sommato un piccolo ducato italiano completamente avulso da quegli scenari politici internazionali che proprio il mare avrebbe potuto offrirgli.
Firenze si è internazionalizzata con l´arte e la letteratura, Pisa, seppur raffinatissimo centro di cultura, con la politica ed i commerci marittimi, mentre solo Roma e Venezia hanno saputo conquistarsi ruolo e prestigio internazionale sia con l´una che con l´altra.
I grandi spazi quindi si confanno più a Pisa, città che a Firenze e le rispettive piazze del Duomo bene rappresentano la diversa vocazione storica delle due città.
Ma, in fondo, c´è molta Pisa anche in questa bellissima piazza di Firenze: la cattedrale è opera di Arnolfo di Cambio, allievo e strettissimo collaboratore di Nicola Pisano, e il cosiddetto "campanile di Giotto" è in realtà opera di Andrea Pisano che realizzò anche la splendida porta sud del battistero fiorentino e, probabilmente, la chiesa di Santa Croce.
Preso dai miei pensieri aspetto Raffaele Stumpo, Mauro Ciapetti e Andrea Papeschi che stanno arrivando con il tram, e nel frattempo girottolo osservando la gente, i turisti ... e soprattutto fotografando.
Finalmente li vedo entrare in piazza sorridenti e ci abbracciamo, contenti. Ritiriamo i pettorali e andiamo a cambiarci.
Io e Raffaele ci vestiamo proprio dietro il cosiddetto Campanile di Giotto - fra l´altro insieme ai tre top runners che poi vinceranno la gara. Scopro un Raffaele ordinatissimo e precissimo: buste per i vari capi di abbigliamento, custodie, asciugamano per poggiare i piedi .... io al confronto sono un barbaro: roba gettata alla cazzo di cane dentro la borsa, calzini che non si trovano, sacchi dell´Esselunga bucati .... un disastro!
Procediamo quindi al sacro rito di applicazione del pettorale alla canotta da corsa con tanto di foto-documento e raggiungiamo gli altri.
Mauro fotografa a tutto spiano e Andrea fa battute in continuazione: naturalmente si ride e ci si diverte. Sono le 8 e un quarto, e gli organizzatori iniziano a scaldare i concorrenti con musiche e animazioni varie. Il sole è totalmente calato, la temperatura è buona, e facciamo qualche allungo di riscaldamento.
Ai nastri di partenza cominciano ad affluire le migliaia di podisti iscritti alla corsa e la tensione sale. Cerco un po´ di concentrazione, ma non è facile: la piazza invasa dai partecipanti alla gara è un brulicare di gente e di colori, di suoni e voci.
i colori sgargianti e fluo dei podisti si fondono con quelli dell´opera in cartongesso messa sul battistero e con i verdi e i rossi della Cattedrale e del campanile: l´intera piazza, vociante e coloratissima, sembra una tela di Kandinsky o di Pollock. Sullo sfondo, la notte fiorentina.
Nella confusione perdo contatto con Andrea, Mauro e Raffaele, che rivedrò solo all´arrivo. Entro nel corridoio di partenza, mancano ormai pochi minuti al via. Cerco concentrazione soffermandomi a guardare facciata di Santa Maria del Fiore che tutto domina dall´alto della sua imponenza.
Intorno a me una fiumana di concorrenti, ma sono ormai in piena sindrome da solitudine del podista: andiamo a correre questi 10 km con calma, divertendosi e godendo delle bellezze uniche al mondo che una città come Firenze può offrire.
Via! La partenza è veloce - come peraltro lo sarà tutta la corsa - e in via dei Calzaioli si rischia di inciampare fra le gambe degli altri concorrenti.
Ai lati della strada è assiepato un foltissimo pubblico plaudente ed incitante che accompagnerà i podisti per tutto il percorso: molti turisti, ma anche molti fiorentini e gente festante.
Si corre molto vicini a passo abbastanza veloce e si giunge in una piazza della Signoria crepuscolare che lasciamo sulla destra per inoltrarci nei vicoli medievali della città: via dei Gondi, via dei Leoni, via dei Saponai .... una toponomastica antica e ricca di storia.
Personalmente corro tranquillo non avendo particolari obiettivi cronometrici: 5.20 circa, un po´ accelerando e un po´ rallentando.
Alzo la testa, sorrido e saluto la gente che ci incita e ammiro le bellezze di una città che con lo scorrere dei minuti viene lentamente inghiottita dalla notte.
In Lungarno Diaz il torpedone dei podisti è ormai diradato e si corre in scioltezza: mi aggrego ad un gruppo che tiene più o meno il mio passo e corro serreno, senza fatica e godendomi il percorso.
Al ritorno in piazza del Duomo ho sete e mi fermo a bere (non ho ancora imparato a bere e mengiare correndo ...!) all´unico punto ristoro della corsa. Un po´ scarso, per la verità: acqua, sali e qualche limone.
Ma tant´è, riprendo a correre: via Roma, piazza della Repubblica, via Strozzi, via della Vigna Nuova, e poi Borgo Ognissanti .... bellissimo, magico. La notte adorna Firenze di un fascino incredibile e nei vicoli stretti si sentono solo i passi e l´ansimare dei podisti.
La promessa di un bisognino, quello piccolo, viene esaudita in modo tutto sommato civile, in un vicoletto secondario e in compagnia: è il trionfo del cuore che esplode in un " chi non p... in compagnia, o è un fiorentino o è una spia". Riprendo a correre, alcuni cominciano ad essere stanchi, ma non io che continuo a godere della bellezza di questa gara.
Lungarno Vespucci, attraversiamo il ponte alla Carraia e poi, dopo Lungarno Soderini, giungiamo nel quartiere di San Frediano, forse uno dei miei preferiti a Firenze.
Storicamente era il quartiere povero della città, abitato dagli artigiani d´Oltrarno, barrocciai e gente umile, meravigliosamente descritto da Vasco Pratolini nel libro "Le ragazze di San Frediano".
Oggi sono rimasti molti artigiani ed antiquari, meta fissa delle mie frequentissime visite fiorentine. E´ anche il quartiere dove è nato il sigaro toscano.
Si racconta che un violento temporale estivo venne a rinfrescare l´afoso agosto fiorentino del 1815. L´addetto di turno alla Manifatturiera granducale dei tabacchi che si trovava in borgo San Frediano, fu colto di sorpresa e non si premurò di mettere al riparo un grande carico di tabacco Kentucky stoccato nel cortile della manifatturiera, il quale si inzuppò completamente di acqua.
Il direttore della manifatturiera si arrabbiò come una bestia, ma al contempo ebbe un´idea geniale, e diede ordine di asciugare le foglie di tabacco e di fabbricarne dei sigaretti da vendere a basso costo al cosiddetto popolino.
Ma le preziose foglie di Kentucky, prima di asciugarsi, fermentarono, proprio come il mosto nei tini.
I sigaretti prodotti con le foglie di Kentucky, fermentate e poi asciugate, vennero venduti ad un prezzo molto basso negli spacci di periferia frequentati da artigiani, barrocciai, straccivendoli e povera gente in genere, e in particolare in borgo San Frediano.
I sigaretti non solo piacquero molto di più di quelli prodotti abitualmente, ma poichè costavano anche poco, andarono letteralmente a ruba. Fu così che nel 1818, nella Manifattura granducale di S. Orsola, cominciarono ad essere prodotti in serie quei sigari che, per il particolare procedimento scoperto a Firenze vennero detti "Toscani".
Proseguiamo per via dei Serragli, piazza della Calza e poi, attraverso la via Romana e la bella piazza San Felice, giungiamo a piazza Pitti.
Il palazzo reale, dimora di Granduchi e Re, ci scivola via sulla destra e ci osserva, maestoso e severo, ieratico, quasi a volerci ammonire che il retrostante giardino di Boboli non deve essere disturbato ....
Molti ragazzi e turisti ci incitano e ci scattano foto. Poichè lo slogan della corsa è "Regalami un sorriso", io sorrido a tutti, dò il cinque a tanti bambini facendoli ridere. Due volte mi fermo per farmi fare la foto con alcuni bambini divertitissimi .... scherzo con tutti .... Lo sport è anche questo, fatica, disciplina, ma anche e soprattutto allegria senza prendersi troppo sul serio.
Vedo Ponte Vecchio sullo sfondo - siamo ormai in dirittura di arrivo - e incremento un po´ la velocità, ma senza convinzione. Tutta questa bellezza non può essere imbrigliata nei numeri di uno stupido cronometro.
Passare sul Ponte Vecchio illuminato correndo di notte è un´emozione unica, straordinaria, e quindi rallento, voglio godermi fino in fondo questa emozione. Sento ormai vicinissima la voce dello speaker all´arrivo; ripassiamo da piazza della Signora ormai completamente avvolta dalla notte e riguadagniamo via dei Calzaioli, pochi metri e sorridendo taglio il traguardo, felice.
1h 3´ ... ma chissenefrega del tempo.
All´arrivo rivedo Andrea e poi Raffaele e Mauro. Ritiro la borsa, mi asciugo e mi cambio: sono contentissimo e felicissimo di aver corso questa splendida gara.
La compagni si riunisce, e decidiamo di andare a mangiare qualcosa. Raffaele sembra avere le idee molto chiare su dove andare: una focacceria che lui conosce e che si trova vicino piazza della Signoria.
Mi aggrego al gruppo, ma quando vedo Raffaele spippolare sull´IPhone in Google Maps comincio a preoccuparmi, e mi sovviene che nell´ambiente corre voce che tenda a perdersi. Per fortuna fra IPhone e qualche informazione, giungiamo alla focacceria, un tipico locale fiorentino. Ci accoglie il commesso il quale ci dice "sto per chiudere".
Non ricordo che nessuno di noi abbia detto niente, ma il nostro cosiddetto linguaggio non verbale deve avere comunicato qualcosa del tipo: "Abbiamo corso a Firenze, siamo affamati, e se non ci dai una schiacciata per uno ed un secchio di birra ti diamo fuoco al locale!".
Fatto sta che ci accomodiamo e ci viene servita una schiacciata 30x30 cm. con finocchiona e formaggio, oltre ad un certo quantitativo di birra fresca.
Rifocillati a dovere troviamo il tempo per prendere un caffè, Raffaele persino un gelato, e ci incamminiamo lentamente verso le macchine, ebbri di gioia ... e un po´ anche di birra.
Ripercorriamo via Calzaioli, arriviamo in una piazza del Duomo ormai vuota e a S.Maria Novella la compagnia si scioglie ....
Torno a Pisa ripensando felice alla gara, alle persone, e alla strabuliante bellezza delle vie, delle piazze, dei monumenti di Firenze che ho potuto godermi da una prospettiva privilegiata: correndoci nel mezzo e di notte...
"La bellezza è una promessa di felicità" scrisse Standhal ... e aveva ragione.
Fonte: Dino Dringoli