Laviosa a Livorno: cronache della prima corsa post virus
13-09-2020 12:10 - Eventi a cui partecipiamo
Cronache dalla prima corsa post virus.
Fonte: Maurizio Gazzarri
I riti della sera prima quanto sono mancati ai podisti e a tutti gli sportivi…
L’occasione è stata la Corriprimavera-Laviosa, corsa da 9 km dall’Ardenza al Lungomare di Livorno (e ritorno).
Recuperare la canottiera ufficiale dei Pisa Road Runners, finita in fondo alla pila delle maglie da corsa causa inutilizzo da molti mesi. Cercare in fondo al cassetto i magneti per fissare il pettorale, comprati dopo aver litigato mille volte con ogni tipo di spille. Riempire la borsa di cose che non saranno mai utilizzate, visto il clima torrido: la tuta della società, il buff, il cappellino antipioggia. Ma non si sa mai: e se a Stagno cambiasse clima e arrivasse improvvisamente il gelo? Sveglia puntata alle 6.10, in laaaarghissimo anticipo. Risveglio effettivo venti minuti prima della sveglia, tanto per avere qualche minuto in più in caso di traffico di trattori sull’Aurelia. Colazione manco ci fosse una maratona da fare. E poi via, verso Leghorn!
Il Covid-19 ci ha mangiato mesi, ci ha portato via la serenità, ci ha fatto soffrire per i tanti morti, per gli ospedali pieni, per la clausura obbligata e necessaria. Non a tutti, ma a tanti ha fatto anche capire quali sono le cose davvero importanti. Le relazioni umane, le amicizie, i veri affetti, la socialità, la comunità. Ma anche la cultura. Ma anche lo sport e il condividere con i compagni ambizioni e risultati, acciacchi e traguardi.
Nessuna partenza in gruppo, ovviamente. Ma la distanza fisica non è distanza umana. Anzi, più ci si saluta da lontano e più è alta l’empatia.
E finalmente il via a questa corsa praticamente a cronometro, nella quale si ha solo il punto di riferimento del proprio corpo e quello del cronometro al polso.
Sono solo 9 chilometri, una distanza fatta molte volte in San Rossore, ai Condotti o alle Piagge. Ma il clima gara porta ad andare al limite, a tirare fin dai primi metri. Salvo poi cominciare a sbarellare verso il sesto/settimo chilometro! L’asfalto rovente che riflette e abbacina, contribuisce a rendere il tutto quasi mistico. Ho temuto a un certo punto che sbucasse un qualche miraggio, tipo uno scorfano antropomorfo o una testa di Modigliani parlante.
All’arrivo ci riempiono di cose da bere e nemmeno un biscottino. Ma le regole sono regole e non c’era modo di fare diversamente. Acqua in bottiglia, latte in cartone e tre – TRE – bottiglie di vino: le priorità livornesi sono chiare.
Finalmente noi del PRRC ci ritroviamo. Soddisfatti e soddisfatte del risultato. E non intendo il cronometro, ma l’aver avuto ragione nel voler partecipare a questo evento. Solidali nel sudore, amici di passo e di ritmo, compagni di chilometri e falcate. Oltre le difficoltà collettive e personali. Un gruppo, in tutti i sensi.
Fonte: Maurizio Gazzarri